E’ il punto più basso dell’era Berlusconi

Non bisogna farsi ingannare dalla posizione in classifica, ma questo è il punto più basso dell’era Berlusconi, molto più dei piazzamenti peggiori del secondo Sacchi e del secondo Capello.

Quello era un Milan che aveva esaurito due cicli vincenti irripetibili, che necessitava di un ricambio fisiologico, ma che poteva contare ancora su un nucleo di campioni veri cui aggiungere qualche elemento degno di vestire il rossonero, cosa puntualmente avvenuta, pur con qualche passaggio a vuoto, presto corretto in corsa.

Era un Milan romantico, per il quale era importante ricordare chiunque, anche molti anni prima, l’aveva fatto grande. Era quello della maglia di Baresi ritirata. Nulla a che vedere col trattamento riservato all’ultimo capitano vincente, Ambrosini…

Oggi ci si trova di fronte ai ruderi di ciò che fu glorioso, cui non basta qualche ritocco, perché sono crollate le fondamenta. Negli anni 90 e pure nella prima decade del terzo millennio, c’era la fila per vestire il rossonero: organizzazione incredibile, serietà, capacità di comunicazione e di programmazione. Il mercato della stagione successiva era praticamente definito a gennaio. Non era soltanto una questione di disponibilità economica, visto che l’ultimo crack arrivò per 8 milioni di dollari, praticamente meno della metà di Bertolacci, con rispetto parlando.

C’era forse anche il fattore politico a contare, può essere. Resta il rammarico di come il Presidente più titolato della storia sia riuscito in un breve lasso di tempo di tre anni, a smantellare una macchina che sembrava destinata a durare in eterno. Via gli ultimi senatori, nessuno ha mostrato doti umane, prima che calcistiche, indispensabili a creare un gruppo vero e coeso. Se poi anche nel management societario han prevalso invidie e ripicche, ecco servito il de profundis.

Non manchiamo di gratitudine per chi non soltanto ha salvato dall’oblio, ma ha pure innalzato a vette incredibili un club importante quanto la sua città. Però è davvero arrivato il tempo di un cambiamento decisivo, proprio se si vuole la continuità della storia ed essere ricordati solamente per quanto di buono fatto.

Enrico Soffiettini per MilanoRossonera

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